Remissione

Non è raro che in uno dei Centri di ascolto Caritas o alla casa di un parroco si presentino persone oppresse da debiti. Le categorie di persone interessate sono le più diverse e le cause molteplici, ma l’esito è comunque sempre quello di una situazione di vita drammatica. E una vera e propria angoscia che perseguita l’animo giorno e notte suscitando sensi di colpa, disprezzo di se stessi, oppure rabbia e violenza, o illusioni che non saranno mai realizzabili. Quando una persona si trova in questa condizione interiore, diviene fragile, disposta affidarsi di chiunque offra soluzioni che spesso, invece, si rivelano ancora più drammatiche perché si finisce per fare «come chi per non annegare si aggrappa a una pagliuzza. Se non stesse per annegare, non prenderebbe certo la pagliuzza per un ramo di quercia!» (F. Dostoevskij, Il giocatore).
Che liberazione e che sollievo se giungesse qualcuno a dire a una persona in questa condizione: «Ecco tutto ciò che ti serve per ripianare il debito!», oppure: «Il tuo debito è cancellato, non servono più energie e soldi per estinguerlo!». La liberazione dai debiti è come l’esperienza di una rinascita e libera energie e voglia di futuro che parevano scomparse per sempre.
Questa esperienza di rinascita e di futuro, dopo la disperazione e l’oppressione di pesi insuperabili, è il cuore del Giubileo fin dalla sua origine biblica. Il libro del Levitico prescrive che i debiti vengano rimessi, cioè annullati, e che le proprietà perdute siano restituite ai proprietari originari. Si trattava di una legge di giustizia, non di carità, nata dalla convinzione che la terra e i beni siano di proprietà di Dio e tutti noi, suo popolo, suoi figli, abbiamo il diritto di usufruirne.
“Remissione” è diventato perfino sinonimo di “giubileo” nella Scrittura, tanto che nella traduzione greca della Bibbia è con questo termine che si traduce, in molti casi, il termine jobel (il corno di montone con cui si annunciava l’inizio dell’anno di grazia, il cinquantesimo); jobel è parola confluita nel nostro termine “giubileo’, ma nel greco della Bibbia si è scelta una parola con tutt’altro suono (àphesis “remissione”), perché questa liberazione è la sintesi e il cuore del giubileo biblico.
Quando la Chiesa ripropone il Giubileo e noi andiamo in pellegrinaggio, attraversiamo una Porta Santa, viviamo i sacramenti, ci uniamo alla preghiera della Chiesa, è il Signore stesso a dirci: «Tutti i tuoi debiti sono rimessi! Torna a vivere, torna protagonista del tuo futuro: sei libero dai pesi e hai energie da investire ancora».
Non si tratta di pratiche di bassa contabilità moralistica, ma di una liberazione da quelle numerose esperienze che noi tutti facciamo e sentiamo come il peso di debiti opprimenti: i peccati che si ripetono, gli slanci di cui siamo diventati incapaci, i sensi di colpa per gli sbagli che non si possono cancellare, la spossatezza che ci rende impossibile camminare, i vizi da cui non riusciamo a liberarci.
Il Signore ci vuole togliere i pesi perché possiamo camminare con scioltezza. Anche se noi da soli non ne siamo capaci, il Giubileo viene a ricordarci che un Altro ha pagato, un Altro ha cancellato il nostro debito, un Altro ci ha ridato le energie perdute nel continuo sguardo al passato. Torniamo a respirare, torniamo a camminare!
Torniamo allora, ogni giorno, anche a ripetere con fede: «Rimetti a noi i nostri debiti!».

don Luca Andreini, la Fiaccola – marzo 2025